Le pensioni INPS nel 2017: ecco i dati principali

Nel 2017 quante pensioni pubbliche sono state erogate? A quanto ammontano mediamente gli assegni pensionistici? A rilevare questi dati è l’INPS, con il suo Osservatorio statistico che ha il compito di cogliere l’evoluzione e le principali trasformazioni del mercato del lavoro e del sistema previdenziale. Il report pubblicato a fine marzo ha ad oggetto le pensioni vigenti e quelle liquidate nel corso del 2017.

Ecco i dati principali emersi dal report.

I pensionati di riferimento

I pensionati presi in considerazione sono quelli iscritti alle gestioni previdenziali dei lavoratori dipendenti privati, dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti e mezzadri, parasubordinati) e ad altre gestioni residuali. Sono escluse, quindi, le pensioni dei dipendenti pubblici e dei liberi professionisti.

Si distingue tra pensioni vigenti, più di 17 milioni e “nuove” pensioni, cioè quelle che sono state liquidate a partire dal 2017, poco più di 1 milione. Queste, poi, sono ulteriormente classificate per prestazioni previdenziali, costituite con il  versamento dei contributi previdenziali nel corso dell’attività lavorativa, e prestazioni  assistenziali, erogate a sostegno di situazioni di invalidità civile e/o di reddito basso.

Le pensioni di “oggi” rispetto al passato

Rispetto alla tipologia di prestazione, se di natura previdenziale o assistenziale, emerge un dato rilevante. Le pensioni vigenti, di tipo previdenziale, superano di gran lunga quelle assistenziali: circa 14 milioni contro poco meno di 4 milioni.

Nel corso del 2017, invece, praticamente la metà delle nuove pensioni liquidate è stato di tipo assistenziale (assegni sociali, pensione di invalidità civile ed indennità di accompagno), per un totale di 553.105, a fronte di un totale di quelle di tipo previdenziale pari a 559.058 (pensioni di vecchiaia, invalidità previdenziale e pensioni ai superstiti).

Nel 2017, inoltre, sono stati superiori i pensionamenti anticipati rispetto a quelli di vecchiaia. Tra le prestazioni previdenziali spettanti per vecchiaia, infatti, il 52,6% dei lavoratori è andato in pensione con quella anticipata, quindi, con il raggiungimento dell’anzianità contributiva richiesta (42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) e a prescindere dall’età pensionabile

Pensioni 2017: a che età sono andati in pensione i lavoratori?

L’età anagrafica media di pensionamento, tra pensioni di vecchiaia ed anticipate, è stata di 63,5 anni, innalzandosi in dieci anni di 2 anni e 8 mesi. Dall’osservatorio INPS emerge che l’età media risulta inferiore rispetto all’età pensionabile prevista che è di 66 anni e 7 mesi per gli uomini, 65 anni e 7 mesi per le lavoratrici dipendenti e 66 anni e 1 mese per le autonome.

Età media alla decorrenza delle pensioni previdenziali liquidate.

Tabella età media decorrenza pensioni
Una significativa differenza viene rilevata tra il numero di pensioni (di vecchiaia, o anticipate) liquidate nel 2007 rispetto a quelle liquidate nel 2017: circa il 33% in meno (414.466 nel 2007 rispetto a 296.506 nel 2017).

Pensioni pubbliche: a quanto ammontano mediamente?

Prendendo in considerazione gli importi delle pensioni, ad essere più numerose sono quelle più basse: il 62,2% sotto i 750 euro, soprattutto nel caso delle donne. Al tempo stesso, però, molti di questi pensionati percepiscono altre prestazioni previdenziali (ad esempio, la pensione ai superstiti) o comunque sono detentori di altri redditi.

Le altre fasce analizzate sono quelle per pensioni di importi compresi tra 750 e 1499 euro, tra 1500 e 3000 e quelle superiori, percepite in misura via via inferiore in particolare, anche in questo caso, se si tratta di pensionate.

Distribuzione delle pensioni vigenti all’ 01/01/2018 per classi di importo e genere.

Pensioni future: come saranno?

Stimando i trend futuri, quello che è certo è che aumenteranno i requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione.

Per la pensione di vecchiaia, oltre ad un minimo di 20 anni di anzianità contributiva, nel 2019 sarà necessaria un’età anagrafica di 67 anni (sia per gli uomini che per le donne).

Per la pensione anticipata invece, conta solo l’anzianità contributiva, nel 2019 pari a 43 anni e 3 mesi di versamenti contributivi per gli uomini ed uno in meno per le lavoratrici.

Quanto al possibile ammontare degli assegni pensionistici, molte sono le variabili che vi incidono, quelle demografiche, finanziarie e reddituali. Rispetto al passato, le pensioni future si prospettano comunque più basse. Per tutelare il proprio tenore di vita una volta terminata la propria attività lavorativa, la consapevolezza dell’ammontare stimato della pensione pubblica è un ottimo punto di partenza.

Il passo successivo, una volta scoperto l’eventuale gap previdenziale tra ultimo reddito percepito e la pensione pubblica, è di colmarlo con una pensione integrativa.

 

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