Riforma pensioni e fisco: sindacati convocati il 30 maggio

Il prossimo 30 maggio 2023 sono stati convocati dal governo i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Diverse le questioni da trattare, dalle riforme istituzionali, all’inflazione. Tra i temi più importanti anche pensioni e delega fiscale. Questo primo incontro, come riportato dal Corriere della Sera, servirà ad impostare il lavoro, per poi avviare successivamente tavoli specifici con i rispettivi ministeri interessati. Al termine della riunione con i segretari generali Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri e Paolo Capone, come specifica la Stampa, seguirà un incontro nello stesso pomeriggio del 30 maggio con i rappresentanti di Confindustria, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Alleanza Cooperative, Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Confprofessioni, Abi e Ance. 

 

Questa convocazione si inserisce tra due scadenze: il 26 maggio è il termine ultimo per la presentazione di emendamenti alla riforma del fisco. Il 31 maggio per la scelta dei commissari per l’INPS e per l’INAIL, per la quale il consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi domani 24 maggio. 

 

Riforma del fisco: flat tax bocciata dalla Banca d’Italia

In attesa dei prossimi sviluppi, per quanto riguarda la riforma del fisco la Banca d’Italia si è già espressa sulla nota misura Flat tax, definendola insostenibile per il nostro modello.

 

L’aliquota unica IRPEF, a cui il governo mirava di arrivare gradualmente, è stata definita non adatta ad un Paese con un peso rilevante del Welfare e dell’assistenza come l’Italia. 

 

Come riportato sul Corriere, per giungere a questa posizione, nella propria relazione la Banca centrale ha preso in esame i risultati dei Paesi in cui questo modello è stato già adottato, con effetti negativi anche su redistribuzione e disuguaglianza. Il rischio di aumentare le disuguaglianze è stato più volte sostenuto anche dai sindacati.

Infine, non risultano chiare quali sarebbero le opportune coperture per finanziare la misura.

Il governo è comunque al lavoro su più fronti in tema fiscale, tra cui la riforma dell’IRPEF, con una possibile riduzione delle aliquote fiscali dalle quattro attuali a tre. Un altro importante intervento riguarda il nuovo taglio del cuneo fiscale, con una riduzione delle tasse sul lavoro. Secondo le stime, gli ulteriori 4 punti di taglio tra luglio e dicembre, sommati ai due precedenti per i redditi fino a 35.000 euro (tre per i redditi più bassi fino a 25.000 euro), porterebbe in media ad un aumento di 100 euro mensili in busta paga. 

 

Riforma previdenziale: quali misure per andare in pensione nel 2024?

La riforma previdenziale di fatto non è stata affrontata nell’ultima legge di bilancio per il 2023, con la quale sono state essenzialmente prorogate ape sociale e opzione donna, oltre all’introduzione, sempre  in via sperimentale fino al 31 dicembre, di Quota 103 (62 anni + 41 anni di contributi). 

Il prossimo incontro del 30 maggio, quindi, potrà costituire un primo passo per sciogliere l’annoso nodo pensioni. In particolare, resta da ovviare nel 2024 il noto scalone di 5 anni tra i requisiti per la pensione di vecchiaia a 67 anni d’età e Quota 103 (62 anni), come detto in scadenza a fine anno.

Ruolo chiave sarà giocato anche dal nuovo Osservatorio per il monitoraggio e la valutazione dell’impatto della spesa previdenziale istituito dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con il Decreto n. 41/2023.

Come riportato nel comunicato sul sito del governo, L’Osservatorio è composto da un massimo di 15 componenti, compreso il Presidente, per una durata di tre anni e include:

  • rappresentanti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali;
  • rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria Generale dello Stato;
  • rappresentanti dell’INPS;
  • rappresentanti della COVIP;
  • rappresentanti della MEFOP;
  • rappresentanti dell’ISTAT;
  • esperti in materia previdenziale.

Dopo una preliminare analisi dei fattori che influenzano l’andamento della spesa in campo previdenziale, avrà il compito di formulare delle proposte per la riforma del sistema pensionistico, valutandone l’impatto sui saldi di finanza pubblica, anche in ottica previsionale.

Tra i temi essenziali, non solo interventi per il primo pilastro pubblico ma anche un rilancio della previdenza integrativa, cruciale soprattutto per le nuove generazioni al fine di mantenere un tenore di vita adeguato una volta terminata l’attività lavorativa e non solo. Flessibilità in uscita, benefici fiscali e importanti tutele fanno del fondo pensione uno strumento di risparmio già molto vantaggioso. Resta fondamentale, quindi, una sua rivitalizzazione, aumentando gli incentivi all’adesione. 

Tra questi, il più probabile l’aumento della soglia annuale per la deducibilità fiscale dei contributi versati nel fondo pensione dagli attuali 5.164,57 euro.

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