Insegnare il futuro: intervista a Cristina Pozzi

Guardare al futuro e al cambiamento con consapevolezza e coscienza critica, senza subirlo. Questo è uno degli obiettivi di Impactscool, una start up che si pone l’obiettivo di “insegnare a pensare al futuro come scienza, come esercizio quotidiano e come forma di responsabilità per ogni essere umano. Insegnare il futuro come se fosse una disciplina.” Ne abbiamo parlato con Cristina Pozzi, CEO e Co-Founder di Impasctscool, impresa per la quale insegna gratuitamente agli studenti nelle scuole e nelle università ad affrontare il domani con consapevolezza e metodo etico, attività che svolge su richiesta anche per le aziende. Cristina inoltre è stata l’unica Young Global Leader 2019 per l’Italia. Abbiamo parlato con lei di tecnologie, millennials, fintech e previdenza.

Cristina Pozzi: formatrice e imprenditrice sociale. Qual è stato il tuo percorso?

Mi sono laureata in Economia alla Bocconi. Dopo un periodo di lavoro in una società di consulenza direzionale, nel 2006 ho fondato con Andrea Dusi Wish Days, azienda venduta poi nel 2016 al nostro maggiore competitor internazionale, raggiungendo un risultato molto importante per il mercato italiano. Dopo questa exit ho deciso di intraprendere un nuovo percorso, che non avesse solo l’obiettivo di generare degli utili, ma che creasse un impatto sociale. Oggi, infine, sono anche una studentessa universitaria, iscritta a Filosofia.

Come nasce Impactscool e quali sono gli obiettivi che si pone?

Come detto, dopo aver venduto Wish Days ho sentito forte la necessità di creare una realtà che avesse una missione sociale. Così, nel 2017, sempre con Andrea Dusi e coinvolgendo anche Andrea Geremicca, ho fondando Impactscool, un’organizzazione che si occupa di formazione e divulgazione scientifica sulle nuove tecnologie e il futuro. La nostra mission è quella di aiutare i giovani ad affrontare il domani con consapevolezza e spirito critico. Lo facciamo attraverso workshop pratici, in cui i ragazzi si mettono in gioco, sviluppando competenze come la creatività, la capacità di lavorare in gruppo e parlare in pubblico, le cosiddette soft skills che saranno fondamentali per il lavoro di domani. Proponiamo queste attività di formazione anche alle aziende, preparando un percorso ad hoc a seconda delle loro esigenze.

Come impatteranno le tecnologie come AI, IoT, blockchain, ecc sul mondo del lavoro?

Il lavoro è uno dei settori destinato a cambiare profondamente con lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie emergenti come quelle citate. Alcune professioni spariranno, ma ne nasceranno moltissime di nuove. Lavori che oggi possiamo solo provare a immaginare.

I millenials e soprattutto i post millennials dovranno essere in grado di evolversi all’interno di un sistema in continuo cambiamento. Quali valori devono far propri per essere in grado di governare gli impatti futuri?

Ai giovani consiglio innanzitutto di essere curiosi, fare esperienze e andare alla scoperta del mondo, per comprenderne la complessità. Solo una grande consapevolezza del presente può permetterci di immaginare i possibili futuri e indirizzare così il cambiamento. Per quanto riguarda il mondo del lavoro, credo che in futuro le competenze tecniche saranno importanti, ma a fare la differenza saranno spirito critico, empatia, creatività, tutte caratteristiche tipicamente umane.

Secondo te lavoreremo ancora nel 2050? Se sì, che cambiamento di mentalità sarà necessario per affrontare questa evoluzione?

Sì, penso che lavoreremo ancora, ma dovremo dedicare più tempo alla formazione. La ricerca scientifica e lo sviluppo esponenziale di tecnologie come robotica, intelligenza artificiale, blockchain stanno accelerando il cambiamento come mai prima di oggi. Per questa ragione dovremo abituarci all’idea di un aggiornamento costante durante la nostra carriera professionale. I lavori del 2050 potrebbero essere molto diversi da quelli di oggi e dovremo continuare a metterci in gioco se non vogliamo rimanere in dietro.

Rispetto al fintech, cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro?

In generale penso che andremo sempre più verso una sburocratizzazione del settore economico e finanziario e la blockchain avrà un ruolo fondamentale in questo processo. Un’altra tecnologia che ricopre un ruolo sempre più importante nel fintech è l’intelligenza artificiale, già operativa nel 90% delle banche. In futuro l’apporto dell’IA potrebbe interessare sempre più segmenti del settore, dalla borsa a quello assicurativo, e offrire servizi e opportunità orientati verso i clienti.

Imparare ad imparare, essere proattivi. Questo significa anche pensare attivamente al proprio futuro. In un contesto che vedrà carriere sempre più discontinue e un sistema pensionistico pubblico in cui sarà difficile far quadrare i conti, pensi che la previdenza integrativa unita alla tecnologia possa “aiutare” le persone a costruire il proprio futuro?

Tutti noi pensiamo al futuro, ma non siamo abituati a farlo in modo sistematico, con previsioni a medio e lungo termine. Questo può avere degli effetti sulla politica di una azienda, sulle scelte dei governi, ma anche sulle decisioni personali e quotidiane. Pensare al futuro in modo sistematico, per esempio, può aiutarci a prendere decisioni di natura economica e finanziaria. La previdenza integrativa, in questo senso, è senza dubbio un modo per pianificare il proprio futuro. Nuove soluzioni tecnologiche, unite a un gran lavoro di informazione e sensibilizzazione, potrebbero aiutare i giovani ad avvicinarsi a questo tipo di soluzioni. Ph: Francesco Margutti  

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