Misurazione dei rendimenti

I rendimenti del fondo devono essere misurati e valutati per comprendere la correttezza delle scelte fatte sulla tipologia di comparto in cui sono investiti i flussi contributivi, ma anche per valutare l’adeguatezza della gestione delle risorse da parte del gestore.
Ci sono diversi criteri per misurare le performance del fondo.

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Valutazione del risultato in termini assoluti
La valutazione si basa solo sul rendimento realizzato
  • si prende in considerazione un determinato arco temporale;
  • se durante il periodo di analisi il portafoglio da valutare non subisce né entrate né uscite di liquidità, la performance assoluta di periodo si ottiene rapportando il valore finale a quello iniziale del fondo (o comparto);
  • se, invece, la consistenza del portafoglio è variata a causa di flussi di cassa dall’esterno, sotto forma di nuove contribuzioni, o verso l’esterno, sotto forma di erogazione delle pensioni complementari, l’operazione è più complessa e il calcolo della performance deve tenere in considerazione questi flussi.

L’arco temporale preso in cosiderazione è un ulteriore elemento importante: un orizzonte più ampio, infatti, consente di giudicare come i fondi si siano comportati nelle diverse fasi dei mercati finanziari (in genere, almeno gli ultimi 10 anni).

Misurazioni di performance relative rispetto al rischio
La valutazione del rendimento del fondo (comparto) tiene conto anche della sua esposizione al rischio:
  • la misurazione considera il rendimento conseguito dal gestore in rapporto alle unità di rischio sopportato;
  • di conseguenza, il fondo o comparto più efficiente sarà quello che ha conseguito il miglior risultato, contenendo contemporaneamente il rischio.
  • a tal fine occorre che i fondi o comparti da confrontare siano tra loro sufficientemente omogenei per stile di investimento e rischiosità.

Per valutare, infine, l’esposizione al rischio, esistono diversi indicatori di rischio finanziario:

  • Indicatori di rischio totale (varianza);
  • Indicatori di solo rischio sistematico (coefficiente beta);
  • Misure di rischio simmetriche (deviazione standard del valore delle quote o ? (SIGMA), è utilizzato nell’ indice di Sharpe);
  • Misure di rischio asimmetriche (down side risk).
L'indice di Sharpe
Il principale “indicatore di performance corretta per il rischio” è l’indice di Sharpe.
Esso individua il maggiore (o minore) rendimento registrato dal fondo rispetto all’investimento privo di rischio e lo rapporta al rischio sostenuto ed espresso dalla “deviazione standard” (utilizza, quindi, come indicatore di rischio finanziario la deviazione standard o ? SIGMA).

Più alto è l’indice di Sharpe, migliore risulta la performance storica del fondo corretta per il rischio e quindi l’efficienza di gestione.

Misurazione di performance relativa rispetto a un benchmark
Momento fondamentale nella gestione finanziaria del fondo è la selezione ed adozione di un benchmark.
Il benchmark è un portafoglio virtuale e fittizio che rispecchia le caratteristiche del fondo e ne ricalca, quanto più possibile, la composizione del portafoglio.

Assume un ruolo centrale almeno da due punti di vista:

  • per valutare l’abilità relativa del gestore
  • per garantire un rapporto trasparente ed una comunicazione oggettiva con l’aderente, poiché individua il profilo di rischio e le opportunità del mercato in cui il fondo investe.

Rispetto al benchmark il gestore può:

  • attuare una gestione “passiva” del fondo, con l’obiettivo di replicare le performance fatte registrare dal benchmark;
  • attuare una gestione “attiva”, al fine di ottenere, cioè, dei rendimenti superiori al benchmark.

Per il calcolo della performance relativa rispetto al benchmark, l’indicatore di rischio finanziario utilizzato viene detto “information ratio”.

L’ “information ratio” rappresenta il rapporto tra:

  • la differenza tra il rendimento del fondo e quello del benchmark
  • e la tracking error volatility (TEV), ossia,la misura degli scostamenti storici che il fondo ha fatto registrare dal benchmark

e permette di valutare quanto il gestore sia stato in grado di superare i rendimenti del benchmark rispetto al rischio che si è assunto (interpretato come “distanza” dal benchmark che si è registrata storicamente).

Metodologia di calcolo dei rendimenti utilizzato dalla COVIP
La metodologia di calcolo presa in cosiderazione dalla COVIP è quella del “rendimento annuo composto”, ossia, il rendimento medio calcolato nel regime di capitalizzazione dell’”interesse composto”.
Nel regime di capitalizzazione, il capitale iniziale aumenta per il maturare degli interessi nell’intervallo temporale preso in considerazione:
  • nel regime finanziario dell’interesse semplice, l’interesse prodotto nel periodo di riferimento non produce interessi nei periodi successivi;
  • nel regime finanziario dell’interesse composto, invece, l’interesse maturato alla fine del periodo considerato si aggiunge al capitale iniziale e produce anch’esso interessi nei periodi successivi.

Per i PIP, infine, la COVIP ha redatto uno schema di “nota metodologica per il calcolo standardizzato del rendimento al netto della tassazione”.

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