“Italiani poca gente”: riflessioni sul futuro demografico del nostro Paese

“L’Italia in assenza di shock esterni o di misure a sostegno della natalità, fra 100 anni sarà abitata da appena 16 milioni di persone, quasi un quarto in meno dei 60 milioni di oggi” ecco quanto emerge dall’estratto del libro “Italiani poca gente”, scritto da Antonio Golini e Marco Valerio Lo Prete e ripreso oggi dal giornale digitale Linkiesta. Pubblicato dalla Luiss University Press il libro contiene la prefazione di Piero Angela che parteciperà anche alla sua presentazione a Roma l’8 marzo 2019. Il volume analizza il fenomeno demografico del nostro Paese in cui il numero delle nascite è stato superato da quello delle morti. In particolare, la demografia contemporanea è caratterizzata da una forte contrazione delle nascite, da un crescente aumento dell’invecchiamento della popolazione e dall’immigrazione. Prendendo come base i dati messi a disposizione dall’Istat – Istituto di statistica nazionale – pubblicati nel rapporto “Il futuro demografico del paese”, nel 2025 si prevede un calo della popolazione di 100.000 unità rispetto al 2017, fino ad arrivare a registrare una diminuzione pari a un milione e seicentomila unità nel 2045. Secondo l’Istat, il vero picco si registrerà nel ventennio successivo, in cui si stima infatti una contrazione ulteriore pari a quattro milioni e novecentomila unità, per arrivare a una differenza complessiva da oggi al 2065 di 6,5 milioni di residenti. Questo è lo scenario mediano ma sono stati ipotizzati scenari ancora meno favorevoli. Oltre alla diminuzione delle nascite e all’aumento dei decessi, un altro fattore chiave per la demografia del nostro paese saranno i flussi migratori in entrata e in uscita. In particolare, secondo l’Istat, anche gli ingressi registrano un calo: se nel 2017 si sono registrati ingressi pari a 337 unità, nel 2065 si stima ce ne saranno 271 mila. Questo significa che, nell’arco di 48 anni, il nostro Paese vedrà entrare 14,6 milioni di persone in contrapposizione ai 6,6 milioni di emigrati. Altro dato interessante che emerge dall’estratto del libro pubblicato da Linkiesta è che l’Italia vedrà anche un aumento delle migrazioni interne, cioè i trasferimenti di residenza da regione a regione che, entro il 2065, arriveranno a ben 14,4 milioni. Questi flussi interni saranno caratterizzati in prevalenza da uno spostamento della popolazione dal sud verso le regioni del nord-est. L’ultima parte dell’estratto pone l’accento anche sull’aumento dell’età media della popolazione del nostro Paese che passerà dagli attuali 45 anni ai 50 nel 2060. L’estratto riportato su Linkiesta, parlando di previsioni sul futuro, invita a trattare i dati con cautela, soprattutto per quanto riguarda le previsioni di lungo termine, in quanto queste, dipendendo da fattori esterni non facilmente prevedibili, sono per definizione incerte.

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