Riforma pensioni: possibile pensionamento base a 62 anni, ma l’assegno andrà integrato

Nel mese di settembre riprenderà il tavolo tra sindacati e Ministero del lavoro sulla riforma pensioni, che si incontreranno nelle giornate dell’8 e 16 settembre, a superamento di Quota 100, che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2021. Da un lato si vuole garantire maggiore flessibilità in uscita e dall’altra tutelare la tenuta del sistema pensionistico.

Superata con molta probabilità una pensione anticipata con Quota 41, ossia con 41 anni di contributi, la proposta su cui le parti si confronteranno è in particolare quella di un pensionamento base a partire dai 62 anni d’età anagrafica. A riguardo, il Messaggero in un articolo del 21 agosto ha anticipato quelle che sono le condizioni che il Ministero del lavoro vorrebbe porre a questa nuova misura: penalizzazioni per ogni anno di anticipo rispetto al pensionamento ordinario.

Pensionamento anticipato a 62 anni con taglio dell’assegno

La soluzione di un pensionamento a 62 anni avanzata dai sindacati, che ha anche la finalità di evitare che da un giorno all’altro, ossia dal 1 gennaio 2022, quando quota 100 non sarà in vigore, ci sia uno scalone di ben cinque anni per poter andare in pensione, potrebbe dunque essere introdotta a condizione che a sostenerne le spese sia il pensionato stesso. Se si sceglie di anticipare la pensione, per ogni anno di anticipo si applica infatti un taglio del montante contributivo. Di quanto?

Sempre sul Messaggero si evidenzia come la penalizzazione potrebbe essere tra il 2,8% e il 3% per ogni anno di anticipo. Posto che la pensione di vecchiaia viene raggiunta all’età di 67 anni, il taglio del montante contributivo potrebbe arrivare al 15%. Questo si tradurrebbe in media in un 5% in meno per il l’assegno pensionistico rispetto al pensionamento ordinario.

Taglio delle pensioni: a maggior ragione vanno integrate

Se la misura entrerà in vigore a queste condizioni, l’esigenza di integrare la pensione pubblica è ancora più evidente. La differenza rispetto all’ultimo reddito goduto da lavoratore, normalmente tra il 30% – 40% per i lavoratori dipendenti e anche del 70% per gli autonomi, aumenterà ulteriormente e la possibilità di poter contare su una pensione integrativa sarà fondamentale per poter mantenere un tenore di vita adeguato.

Ma non solo. La previdenza integrativa consente a coloro che desiderano anticipare la pensione senza attendere i requisiti ordinari di farlo senza penalizzazioni. Questo è possibile accedendo alla R.I.T.A. (rendita integrativa temporanea anticipata), ossia una rendita che viene erogata con quanto accumulato nel proprio fondo pensione integrativo per un periodo che va dai cinque ai dieci anni fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni).

Condizione fondamentale è attivarsi il prima possibile iniziando a risparmiare in un fondo pensione, soprattutto se il proprio obiettivo futuro è quello di concedersi qualche meritato anno in più in pensione.

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