Mentre in Italia il cantiere della Riforma pensioni è ancora aperto, con il nodo da sciogliere sull’introdurre o meno la favorita Quota 41 in sostituzione dell’attuale misura sperimentale Quota 103 (in vigore fino al 31 dicembre 2023) e in Francia si protesta per l’innalzamento dell’età pensionistica a 64 anni (dai 62 anni precedenti), quali sono le prospettive generali in Europa?
A parlarne un articolo del Sole 24 Ore + del 9 aprile scorso dal titolo “Pensioni, a che età l’addio al lavoro in Europa? Obiettivo a 67 anni non solo in Italia” , che mette a confronto 5 Paesi europei. Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito.
Le differenze non mancano, sia per quanto riguarda le misure di pensionamento e requisiti, che per il calcolo della pensione, con il metodo retributivo maggiormente utilizzato rispetto a quello contributivo.
Comune la distinzione tra pensione di vecchiaia e pensione anticipata, quest’ultima però non prevista nel Regno Unito. Inoltre, come anticipato nel titolo, i 67 anni d’età di vecchiaia, già previsti in Italia e Francia, nei prossimi anni riguarderanno anche gli altri Paesi analizzati.
Questo per ritardare il più possibile il pensionamento, a beneficio della sostenibilità di un sistema a ripartizione, a fronte di un calo delle nascite e un innalzamento della speranza di vita.
Quando si va in pensione in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito?
In Francia la pensione di vecchiaia si raggiunge a 67 anni, mentre quella anticipata è stata di recente innalzata a 64 anni (dai 62) per la maggior parte dei lavoratori. Non è richiesto, inoltre, alcun requisito contributivo, con il calcolo della pensione secondo il metodo retributivo.
La previdenza integrativa, inoltre, anziché essere su base volontaria come in Italia, è obbligatoria e retta, come quella pubblica, dal sistema a ripartizione.
In Germania l’età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia (tra i 65 +11 e i 67) e quella anticipata (tra i 63 e 65) varia a seconda dell’età di nascita. Anche in questo caso, non è previsto alcun requisito contributivo, ma il metodo retributivo di calcolo della pensione prevede delle penalizzazioni in caso di uscita anticipata. Per contro, dopo 40 anni di contributi, l’assegno raggiunge il 40% dell’ultima retribuzione.
In Spagna l’adeguamento del requisito anagrafico a 67 anni d’età per la pensione di vecchiaia è previsto nel 2027, a fronte degli attuali 66 anni e 4 mesi.
Come in Italia, anche se con requisiti differenti, per la pensione anticipata è richiesta anche una certa anzianità contributiva, anch’essa destinata a salire di un anno nel 2027, dai 37 anni e 9 mesi attuali, a fronte di 65 anni d’età anagrafica.
Il metodo retributivo è riferito con risultato che va dal 40% all’80% circa della media delle retribuzioni rivalutate percepite nei 25 anni antecedenti il pensionamento, variabile a seconda degli anni di contribuzione maturati (da 15 a 36).
Infine, il Regno Unito prevede la sola pensione di vecchiaia a 66 anni, con un innalzamento graduale dal 2026, fino a raggiungere i 67 anni nel 2028. Ulteriore particolarità è che la pensione è di ammontare fisso, pari a circa 11.000 sterline, ridotta proporzionalmente in presenza di una contribuzione inferiore ai 35 anni.
E in Italia, quando si va in pensione?
Le due misure ordinarie sono la pensione di vecchiaia a 67 anni (+20 di contributi) e quella anticipata, con il solo requisito contributivo di 42/41 anni e 10 mesi rispettivamente per uomini e donne.
Diverse, però, le altre forme di uscita anticipata o flessibile per la pensione confermate con l’ultima legge di bilancio.
Il calcolo che riguarda ormai la maggior parte dei lavoratori è il metodo contributivo, mentre in forma residuale il retributivo e quello misto.
Ricordiamo, infine, che il sistema di previdenza integrativa in Italia, attuabile su base volontaria, è fortemente incentivato, data la sua importanza, con il beneficio soprattutto della deducibilità fiscale e le sue flessibilità.
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