Le risposte alle vostre domande di gennaio 2022

Diamo inizio alla rubrica l’Esperto risponde con le domande selezionate per questo primo appuntamento dell’anno 2022. Tra i temi trattati, possibilità di accesso al risparmio nel fondo pensione, convenienza di avere parallelamente al fondo pensione aziendale un fondo pensione “privato” e la tassazione della pensione integrativa. 

Per partecipare basta mandare la propria richiesta all’indirizzo email dedicato risponde@propensione.it, direttamente ai nostri contatti o sulla nostra pagina facebook e saremo felici di chiarire i tuoi dubbi.

Buona lettura!

Fondo pensione, quando posso prendere il capitale? Fabio ci scrive.

Buongiorno. Sono aderente ad un fondo chiuso di categoria dal 2007. Sto per cambiare lavoro ma mantenendo lo stesso tipo di ccnl. Ma al tempo stesso vorrei poter ritirare i soldi versati fino ad ora. Secondo il mio Fondo attuale non c’è possibilità se non rimango disoccupato e quindi c’è una continuità lavorativa, anche se in una mail mi hanno scritto che è possibile il riscatto in caso di dimissioni. Ma se dovessi passare ad un fondo aperto ci sarebbe la possibilità di ritirare tutto o solo di trasferire? Oppure chiudere la mia posizione nel fondo e poi eventualmente riaprirla, sono vincolato tutta la vita? Grazie mille. Fabio.

Caro Fabio,

confermiamo che nel fondo pensione (anche se fondo pensione aperto o PIP) ci sono le seguenti possibilità per accedere a quanto accumulato prima del pensionamento:

1) riscatto parziale o totale della posizione per inoccupazione prolungata di almeno 24/48 mesi o invalidità permanente (aliquota agevolata 15%/9%)

2) riscatto totale “immediato” per perdita del lavoro o dei requisiti partecipativi al fondo pensione di categoria (aliquota 23%);

3) in qualsiasi momento, anticipazione fino al 75% del capitale accumulato per spese sanitarie (aliquota agevolata 15%/9%)

4) dopo 8 anni, anticipazione fino al 75% per acquisto/ristrutturazione della prima casa (aliquota 23%);

5) dopo 8 anni, anticipazione fino al 30% per qualsiasi esigenza (aliquota 23%);

6) fino a 5/10 anni prima della pensione di vecchiaia richiedendo la R.I.T.A. – Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (aliquota agevolata 15%/9% al pari della pensione integrativa).

Nel tuo caso, quindi, potresti richiedere il riscatto per perdita dei requisiti partecipativi  se cambia CCNL (quindi anche se assunto subito in un’altra azienda con un diverso CCNL) oppure per perdita del lavoro se non vieni riassunto immediatamente presso un’altra azienda con lo stesso CCNL (da verificare ad ogni modo con il Fondo l’arco temporale che deve intercorre tra vecchio e nuovo lavoro). Forse, come ti hanno detto dal Fondo, potresti chiedere il riscatto totale facendo valere le dimissioni presso l’attuale azienda, non rilevando evidentemente dove vieni impiegato successivamente.

In genere, è consigliabile procedere con il trasferimento piuttosto che richiedere il riscatto totale perché in questo modo non si perdono gli anni di partecipazione alla previdenza integrativa utili a richiedere anticipazioni e per gli sconti fiscali dell’aliquota finale (che dal 15% scende fino al 9%). Infatti, il riscatto totale, ammesso nei casi indicati, equivale a chiusura della posizione presso il Fondo e presso il sistema della previdenza integrativa in generale.

Infine, essendo decorsi più di 8 anni, se hai bisogno di parte del tuo risparmio, potresti richiedere ad esempio un’anticipazione del 30% di quanto accumulato. 

Trasferimento fondo pensione

online e senza alcun costo aggiuntivo!

Fondo pensione azionario, quanto rischio? Debora ci scrive

Buongiorno, se aderisco ad un fondo pensione azionario la percentuale di rischio è elevata? Grazie, Debora

Cara Debora,

i comparti azionari di un fondo pensione hanno una composizione azionaria maggiore, superiore al 50%, di conseguenza hanno una componente di rischio maggiore rispetto agli altri comparti (bilanciato, obbligazionario e garantito). Si tratta, però, di investimenti opportunamente diversificati e vigilati da un’apposita Autorità di vigilanza, la COVIP, oltre a non essere degli strumenti finanziari prettamente speculativi.

I comparti azionari, inoltre, a fronte di maggiori oscillazioni restituiscono rendimenti tendenzialmente maggiori. L’orizzonte temporale a disposizione consente di compensare pienamente le oscillazioni al ribasso con quelle al rialzo, restituendo rendimenti positivi. L’importante è non andare a prelevare il capitale proprio quando le quote valgono meno a causa delle normali turbolenze sul mercato, attendendo semplicemente il loro rialzo.

Infine, se non si è molto tolleranti al rischio, i comparti bilanciati costituiscono una valida alternativa a quelli azionari, con buoni rendimenti e oscillazioni più contenute.

Tassazione pensione integrativa. Mario ci scrive

Buonasera, la presente per avere un chiarimento sulla tassazione del fondo pensione, nel vostro specchietto,  e anche dalle info in mio possesso,  la tassazione è prevista con aliquota al 15% entro i 15 anni di permanenza, invece il fondo pensione a cui ho aderito mi comunica che la tassazione agevolata del 15% è applicabile solo dopo 5 anni di permanenza, altrimenti  la tassazione è prevista al 23%. Ringrazio e saluto cordialmente. Mario

Caro Mario,

partendo dai requisiti per poter richiedere la pensione integrativa, questi sono:

maturazione dei requisiti di pensionamento presso il regime obbligatorio di appartenenza

– permanenza presso la previdenza integrativa (intesa come sistema, valendo quindi qualsiasi fondo pensione) di almeno 5 anni. Da qui, forse, il riferimento “improprio” ai cinque anni. 

Quanto alla tassazione della prestazione pensionistica integrativa (in rendita e/o capitale), questa è soggetta ad una ritenuta a titolo d’imposta con aliquota agevolata massima del 15%, destinata a scendere dello 0,30% ogni anno a partire dal quindicesimo anno di partecipazione (da qui il riferimento “entro i 15 anni di permanenza), con un sconto massimo del 6%. In sostanza, quindi, l’aliquota minima raggiunge il 9% dopo 35 anni anni di partecipazione alla previdenza integrativa.

L’aliquota del 23%, invece, è prevista solo in alcuni casi di fuoriuscita anticipata dal sistema, diversi dall’erogazione della pensione integrativa, ossia:

anticipazione fino al 75% del capitale accumulato per acquisto/ristrutturazione della prima casa (dopo 8 anni di partecipazione)

anticipazione fino al 30% del capitale accumulato per qualsiasi esigenza (dopo 8 anni di partecipazione)

riscatto totale immediato – della posizione per perdita del lavoro.

Torna ad essere agevolata (15%/9%) invece, anche prima dei 5 anni di cui sopra, in caso di:

– anticipazione fino al 75% del capitale accumulato per spese sanitarie

– riscatto parziale o totale per inoccupazione prolungata o invalidità permanente

– richiesta della RITA – Rendita integrativa temporanea anticipata – nei casi previsti dalla normativa.

Avere il fondo pensione aziendale + un PIP conviene? Fabio ci scrive

Buongiorno, i fondi aziendali in cui confluisce il tfr sono deducibili? Avere il fondo aziendale e anche un Pip può essere una valida soluzione? Grazie, Fabio.

Caro Fabio,

sono deducibili dal reddito dichiarato ai fini IRPEF i versamenti effettuati nel fondo pensione (qualunque esso sia) dall’aderente ed eventualmente dal datore di lavoro (entro il limite annuo di  entro i 5.164,57 euro). Mentre, non costituendo reddito imponibile per il dipendente, non è deducibile il TFR conferito nel fondo pensione. 

La differenza tra i fondi pensione chiusi (aziendali) e quelli “privati” come i fondi pensione aperti e i PIP (piani individuali pensionistici) consiste nella modalità con cui si ottiene il beneficio fiscale:

– nei fondi pensione aziendali la contribuzione, prefissata in % rispetto al proprio stipendio, viene trattenuta e quindi effettuata direttamente dal datore di lavoro, il quale nello stesso tempo funge già da sostituto di imposta; di conseguenza nel corso dell’anno abbatte già il reddito imponibile e il lavoratore quindi paga meno imposte IRPEF automaticamente, ottenendo il rimborso fiscale di mese in mese in busta paga

– nei fondi pensione aperti o PIP è l’aderente ad effettuare i versamenti nel fondo pensione (entro la fine di ciascun anno) e il gestore provvede a comunicare all’agenzia delle entrate i contributi fiscali deducibili (sempre entro i 5.164,57 euro) per la dichiarazione dei redditi dell’anno successivo. A quel punto, quindi, il lavoratore dipendente ottiene il rimborso in busta paga dopo la trasmissione del proprio modello 730, come avviene ad esempio per le detrazioni per spese sanitarie.

Aprire parallelamente al fondo pensione aziendale un fondo pensione aperto o un PIP può essere vantaggioso perché:

– nel fondi “privati” c’è maggiore flessibilità anche nella contribuzione e questo consente di massimizzare il risparmio previdenziale e, nello stesso tempo, ottimizzare il risparmio fiscale della deducibilità

– si diversifica maggiormente l’investimento

– nel caso si preferisca ricevere la prestazione interamente in capitale anziché in rendita, si aumenta la possibilità di rimanere al di sotto della soglia prescritta dalla normativa (ossia, possibilità di ottenere la prestazione al 100% in capitale solo nel caso in cui dalla conversione di almeno il 70% del capitale finale accumulato nel fondo pensione si ottenga una rendita vitalizia immediata inferiore alla metà dell’assegno sociale erogato dall’INPS).

TFR, importo dei contributi: quanto conviene per una pensione integrativa. Alessandro ci scrive

Buonasera, sono un lavoratore dipendente (operaio) con 9 anni di contributi versati e 35 anni di età. Stavo pensando ad una pensione integrativa o qualcosa del genere. Ovviamente a lungo termine, manca ancora tanto alla pensione. Volevo capire cosa offre attualmente il mercato e dove appunto versare una “quota” mensile per migliorare ed integrare quella che sarà la mia pensione. Versare il tfr sul fondo conviene? Mensilmente quanto conviene versare per ottenere importi ragionevoli a lungo termine? A cosa puntare? Grazie. Alessandro.

Caro Alessandro,

inizio rispondendo subito alla domanda sul TFR, confermando che destinarlo al fondo pensione piuttosto che lasciarlo in azienda è preferibile. Questo perché destinandolo al fondo pensione il capitale finale sarà soggetto ad una tassazione agevolata, dal 15% al 9% (dal quindicesimo anno di partecipazione alla previdenza complementare, la tassazione inizia a decrescere dello 0,3% fino a toccare un minimo del 9%), mentre lasciandolo in azienda la tassazione è compresa tra il 43% e il 23% (segue gli scaglioni IRPEF).

Tra i moltissimi fondi pensione che offre attualmente il mercato, è fondamentale innanzitutto optare per un fondo pensione che abbia dei bassi costi diretti e indiretti (espressi dalla variabile ISC che trova all’interno della scheda costi di ciascun fondo pensione). Infatti, più basso è l’ISC (indicatore sintetico dei costi) inferiore è l’incidenza dei costi sul capitale accumulato.

In secondo luogo, nella scelta del fondo pensione, è importante considerare la variabile rendimenti: se è vero che i rendimenti passati non danno certezza di quelli futuri è allo stesso tempo vero che scegliere un fondo pensione che ha dato buoni rendimenti, il più delle volte equivale a scegliere un fondo pensione affidabile.

Per quanto riguarda l’importo dei versamenti al fondo pensione, utilizzando il nostro simulatore previdenziale puoi calcolare, indicando un importo di versamento ipotetico, quanto potresti accumulare, fermo il fatto che nei fondi pensione aperti e nei PIP non vi è alcun vincolo circa l’importo da versare.

Continuate a seguirci e ad inviare le vostre domande all’indirizzo e-mail dedicato risponde@propensione.it, sulla nostra pagina Facebook o semplicemente contattateci come preferite. Risponderemo ad ognuno di voi e pubblicheremo le domande più interessanti ogni mese sul nostro Magazine e sui nostri canali social.

Vuoi maggiori informazioni?

Un nostro esperto è a tua disposizione gratuitamente e senza impegno.

Ti potrebbero interessare