I risparmi non crescono da soli: va scelto il prodotto giusto

Come gestiscono le proprie finanze gli italiani e quanto sono soddisfatti dei risultati che ottengono accantonando i propri risparmi? Per quantificare questo dato si fa riferimento alla variabile denominata “salute finanziaria”, ad oggi ritenuta fondamentale per il benessere delle persone.

Dal sondaggio “Global Investor Pulse 2019” condotto da Blackrock e riportato dal mensile di maggio di Wall Street Italia emerge che, sui tredici Paesi analizzati per un totale di 27.000 partecipanti, gli italiani sono ultimi al mondo per salute finanziaria. Dei 2.100 intervistati per l’Italia, uno su due infatti si è dichiarato insoddisfatto delle proprie finanze.

Il perché di questa scarsa salute finanziaria risiede in diversi fattori, primi fra tutti quelli culturali e psicologici. Gli italiani sono dei buoni “accumulatori” ma non pianificano nel lungo termine e non investono, andando incontro così a scarsi risultati per i propri risparmi e a ben poca soddisfazione.

Perché gli italiani, grandi risparmiatori, non investono?

 

Dal sondaggio emerge, innanzitutto, che gli italiani sono dei grandi risparmiatori e non si definiscono investitori: ben il 78% lo afferma contro una media globale del 69%. Lo strumento di risparmio prediletto per gestire il proprio patrimonio finanziario è ancora quello dei depositi bancari, scelti da ben il 75%. Perché questo “cieco affidamento” alla liquidità e non agli investimenti?

Quattro i motivi proposti dal sondaggio a cui gli intervistati potevano rispondere: il 55% ha affermato che la causa risiede nella convinzione di non possedere denaro a sufficienza, il 33% nell’avere una scarsa conoscenza finanziaria, il 26% nella paura di perdere tutto e infine il 22% nella mancata fiducia verso il sistema finanziario.

Fonte: BlackRock Investor Pulse 2019 – su W.S.I. maggio 2019

Un fattore che senz’altro incide su questa scarsa attitudine agli investimenti è l’erronea percezione che gli italiani hanno degli stessi, visti come un’entità legata necessariamente a turbolenze, incertezze e rischio di perdite. Queste paure sono dovute soprattutto ad una mancata educazione finanziaria. Se infatti un investimento viene pianificato nel medio o lungo periodo e secondo gli orizzonti temporali statistici, opportunamente diversificato e impostato, quelle che sono le normali oscillazioni dei mercati finanziari non solo si compensano (e quindi non si perdono i propri soldi), ma anzi, fanno crescere i risparmi. Nell’articolo di W.S.I. la volatilità, termine che meglio identifica questo “sali e scendi” del mercato, viene definita come “il carburante del rendimento, l’ingrediente ineliminabile per generare valore”.

Perché la liquidità non basta ed è considerata per certi versi dannosa?

 

Nell’articolo di Andrea Rocco di W.S.I. la liquidità è definita persino dannosa per chi non ha bisogni a breve termine. Lasciare i propri soldi fermi su un conto corrente, infatti, è da considerarsi inefficiente per almeno tre motivi.
  1. Investire del denaro, in luogo del semplice deposito, permette di ottenere già di per sé un rendimento definito “comportamentale”: la liquidità è inevitabilmente soggetta alla tentazione o alla possibilità di essere spesa
  2. Depositare delle somme in un conto significa non far lavorare correttamente le proprie risorse e non generare valore. Inoltre detenere un eccesso di liquidità non significa non andare incontro a perdite perché nel lungo periodo le somme accantonate risentono inevitabilmente degli effetti dell’inflazione
  3. Sarà mai abbastanza la liquidità? Nell’articolo viene proposto come punto cruciale di riflessione la tenuta di un risparmio meramente liquido di fronte alla sfida della longevità. Proprio in Italia si registrano tra i tassi più alti al mondo di speranza di vita e di fronte a questi cambiamenti sociali e demografici il risparmio accantonato secondo i metodi tradizionali non è più efficiente come un tempo.

Proprio quest’ultimo fattore fa comprendere come sia essenziale la capacità di investire e far fruttare i propri risparmi, pianificando e guardando al lungo termine.

Fonte: BlackRock Investor Pulse 2019 – su W.S.I. maggio 2019

Longevità: passeremo in media 25 anni in terza e quarta età ma solo il 43% degli italiani ha iniziato a risparmiare per la pensione.

Un altro dato emerso dal sondaggio di BlackRock è che in Italia solo il 43% degli italiani ha iniziato a risparmiare per la pensione, anche in questo caso il dato più basso a livello globale. Parallelamente l’aspettativa di vita è fortunatamente sempre più lunga. Si prospettano in media ben 25 anni da trascorrere nella terza e quarta età, e per la propria salute finanziaria bisogna pianificare già da quando si è giovani un risparmio previdenziale, guardando al lungo termine.

E’ risaputo che il sistema pensionistico pubblico da solo non riesca a garantire un tenore di vita adeguato e se la vita in pensione sarà ancora più lunga occorre far fruttare i propri risparmi nel modo giusto.

Come?

Investendo il prima possibile in un fondo pensione.

 

Investendo in un fondo pensione si superano innanzitutto tutte le inefficienze della liquidità: gli investimenti, infatti, vengono opportunamente gestiti e diversificati secondo gli orizzonti temporali statistici e si può godere nel tempo non solo dei rendimenti su quanto versato ma degli effetti dell’interesse composto, grazie al quale il risparmio acquista valore.
Il fondo pensione poi è uno strumento mirato, che permette a chiunque di costruirsi una pensione integrativa da affiancare a quella pubblica. Il tempo è il suo primo grande alleato e, se si può, prima si inizia maggiori sono i risultati che si possono ottenere. Ideale iscrivere ad un fondo pensione i propri figli fiscalmente a carico sin da quando sono bambini. Altri alleati della previdenza integrativa, oltre ai rendimenti che si ottengono, sono le sue grandi agevolazioni, dal momento che è lo Stato stesso a incentivare l’adesione al fondo pensione vista la valenza sociale dello scopo pensionistico.

Anche se dal sondaggio di BlackRock gli italiani non sono risultati dei grandi investitori, è comunque emerso che il 44% di loro vorrebbe un maggiore controllo delle proprie finanze e ottenere di più dal proprio denaro grazie agli investimenti. Da qui, la crucialità della consulenza, o meglio, di una guida che aiuti a muovere i primi passi verso gli investimenti.

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