Pensione e busta arancione: altro round per un milione di lavoratori

Per dirla in un’accezione diversa dal solito, “finalmente ritornano!”. Entro la fine dell’anno lINPS invierà la busta arancione a un milione di lavoratori, indirizzandola per la prima volta anche ai dipendenti pubblici, per informarli della loro pensione pubblica futura.

Nel corso del 2016 l’iniziativa aveva già avuto un grande successo, coinvolgendo una platea di 7 milioni di dipendenti del settore privato e che non avevano mai consultato il proprio conto contributivo online sul sito dell’INPS.

Busta arancione: che informazioni fornisce?

La busta arancione stima l’ammontare della futura pensione del destinatario e il calcolo si basa su quattro elementi fondamentali:
  • la storia lavorativa del lavoratore (il numero di contributi previdenziali versati)
  • la dinamica attesa del reddito da lavoro (stimata al +1,5% annuo)
  • l’andamento dell’economia italiana (ultimo scenario del PIL fornito dal Ministero dell’economia e delle finanze)
  • l’età anagrafica del lavoratore e la data di pensionamento.

I calcoli, quindi, sono effettuati in maniera automatica sulla base dei contributi finora accreditati, e sulla proiezione di quelli che ancora mancano al raggiungimento dei requisiti per il pensionamento.

Ipotizzando la busta arancione di un lavoratore, aprendola scoprirebbe:

Nel 2019 i requisiti per la pensione di vecchiaia sono 67 anni di età anagrafica e 20 anni di contributi. Per la pensione anticipata, che prescinde dal requisito anagrafico, sono necessari 42 anni e 3 mesi di contributi per le donne e di 43 anni e 3 mesi per gli uomini.

Quanto alle riforme pensionistiche future, come quota 100, la busta arancione non le ha recepite dal momento che non sono state ancora definite. E’ sufficiente sapere che, rispetto ai requisiti ordinari per il pensionamento, una normativa che prevede un anticipo della pensione, come potrebbe essere eventualmente con quota 100, determinerà inevitabilmente una diminuzione dell’assegno pensionistico. Questo perché, versando meno contributi previdenziali, anche le risorse accumulate ai fini dell’erogazione della pensione saranno inferiori.

Oltre alla data e all’ ammontare della pensione, un’altra informazione rilevante è l’importo stimato dell’ultimo reddito ante pensionamento e il conseguente tasso di sostituzione dell’assegno pensionistico, ossia la sua capacità di copertura. Nell’ esempio prospettato è pari a poco più del 70%. Questo significa che c’è un gap previdenziale da colmare del 30%.

L’utilità della busta arancione

Anche se la busta arancione non ha un valore certificativo, perché gli elementi sui cui si basano i calcoli sono inevitabilmente variabili e non prevedibili con certezza, è un’iniziativa estremamente utile. Consente, infatti, di informare i lavoratori sulla propria situazione pensionistica e, una volta consapevoli di agire per tutelare il proprio domani e colmare il gap previdenziale emerso.

Ecco allora l’importanza della previdenza integrativa, tant’è che la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione (COVIP) ha prospettato più volte l’opportunità di inserire nella busta arancione INPS anche una stima della pensione integrativa. Aderire ad un fondo pensione è la soluzione per tutelare il proprio stile di vita una volta terminata la propria attività lavorativa, integrando con il proprio risparmio la pensione pubblica e riducendo la differenza con l’ultimo reddito percepito.

Se la busta arancione non arriva?

Se la busta arancione non dovesse arrivare, oltre al servizio online fornito sul portale dell’INPS, ci sono i calcolatori di propensione.it, con cui è possibile stimare non solo l’ammontare della pensione pubblica, ma anche quello della pensione integrativa sulla base di quanto si vuole versare al fondo pensione e della data di pensionamento. Inoltre, si scopre quanto si risparmia di tasse IRPEF grazie alla deducibilità dei contributi versati alla previdenza integrativa fino al limite di ben 5.164,57 euro all’anno.

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