La pensione di scorta è sempre una scelta vincente

Nell’inserto l’Economia del Corriere della Sera viene riportata un’analisi di Consultique, società di analisi e consulenza finanziaria indipendente, sulla convenienza del fondo pensione rispetto ad altre scelte di risparmio/investimento.

L’esito del confronto appare chiaro già dal titolo dell’articolo “la pensione di scorta vince il duello”.

Punto di partenza: ci sarà un gap previdenziale da integrare

L’indagine parte da una premessa ineludibile che riguarda tutti i lavoratori: la pensione pubblica andrà integrata perché ci sarà una bella differenza rispetto all’ultimo reddito percepito. L’esempio di Consultique è di un uomo trentacinquenne che ha appena iniziato a lavorare con un reddito di 30.000 euro. Con uno scenario più che ottimistico (2% di inflazione e 2% di crescita reddituale) si prospetta per lui una pensione del 40% in meno rispetto all’ultimo stipendio (nel suo caso 1.100 euro in meno al mese).

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Fortunatamente questo gap previdenziale può essere colmato costruendosi una pensione di scorta.

Come? Con il fondo pensione, uno strumento mirato ad integrare la pensione pubblica e che è uscito “vincente” rispetto ad altri strumenti.

Vediamo perché.

1. TFR: meglio nel fondo pensione che in azienda

Innanzitutto la previdenza integrativa è una scelta più conveniente per il proprio TFR, che anziché essere lasciato in azienda può essere destinato a un fondo pensione a propria scelta. Questo perché negli ultimi dieci anni la previdenza integrativa ha ottenuto dei rendimenti molto più alti rispetto alla rivalutazione ordinaria del TFR.
Nella tabella vengono riportati i rendimenti del decennio 2009-2019 delle varie linee di investimento dei fondi pensione chiusi e dei fondi pensione aperti e appare chiaro che quasi tutte hanno performato meglio rispetto alla rivalutazione complessiva del TFR (22,86% VS il 46,94% e il 49,88% medi).

Ma la scelta di destinare il TFR al fondo pensione è conveniente anche per altri motivi. Primo fra tutti quello fiscale.

 

2. Fondo pensione o Pac?

Il Pac è semplicemente un piano di accumulo fatto attraverso strumenti di investimento differenti, come per esempio gli Etf. Potrebbe andare bene per costruirsi una pensione di scorta? Nulla lo vieta, ma meglio un fondo pensione.

Fonte: Consultique da l’Economia del Corriere della Sera

 

Nell’analisi di Consultique emerge che gli Etf presi in considerazione abbiano reso di più dei fondi pensione. Questi rendimenti sono espressi senza tener conto però dei grandi vantaggi fiscali della previdenza integrativa:

  • deducibilità fiscale di quanto versato fino a 5.164,57 euro annui
  • tassazione agevolata dei rendimenti al 20% anziché al 26%
  • tassazione agevolata della prestazione finale (dal 15% al 9%) per la sola parte che è stata esente in fase di contribuzione.

Considerando anche questi vantaggi fiscali, i fondi pensione risultano più convenienti.

Inoltre, le performance più contenute dei fondi pensione sono spiegabili con i limiti imposti dalla normativa a tutti i gestori per offrire una maggiore sicurezza e stabilità ai risparmiatori.

Altro punto a favore del fondo pensione è il fatto che è l’unico strumento che  permette di blindare i risparmi per raggiungere l’obiettivo di una pensione di scorta. Le risorse del fondo pensione, infatti, possono essere utilizzate prima del tempo solo in caso di reale necessità. Nel Pac si è liberi di prelevare il capitale quando si vuole, a discapito dello scopo iniziale dell’investimento e della futura pensione.

3. Fondi pensione: scegliere quello giusto

Appurato che il fondo pensione sia preferibile per la pensione di scorta, quale scegliere? L’analisi offre un confronto tra fondi pensione aperti, PIP (piani individuali pensionistici) e fondi pensione chiusi da un punto di vista dei costi.

La Commissione di Vigilanza sui fondi pensione (Covip) ha elaborato un apposito Indicatore sintetico dei costi (ISC) che esprime l’incidenza percentuale delle spese sostenute sulla posizione dell’aderente negli anni. Nell’articolo del Corriere della Sera vengono riportati quelli risultanti dall’ultima relazione della Covip per ciascuna categoria di fondo pensione.

Fonte: Covip su l’Economia del Corriere della Sera

 

I piani individuali pensionistici sono in genere i più costosi, a seguire i fondi pensione aperti e quelli chiusi, quest’ultimi frutto della contrattazione collettiva e previsti solo per una determinata categoria di lavoratori.

 

 

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