Pensione anticipata: come superare Quota 100, Opzione donna e l’Ape sociale

A fine 2021 scadrà non solo Quota 100, ma anche le misure di pensione anticipata Opzione donna e Ape Sociale, prorogate per quest’anno dall’ultima legge di bilancio. Non manca molto, quindi, al rischio del cosiddetto scalone, con un salto dai 62 anni d’età + 38 anni di contributi richiesti per andare in pensione con quota 100 agli attuali 67 anni d’età per la pensione di vecchiaia

Mario Draghi ha già escluso il ricorso a mini proroghe di questa misura sperimentale e le proposte sul tavolo sono diverse, ma con molta probabilità la risoluzione della questione sarà rinviata alla prossima legge di bilancio.

Sulla base dello scenario attuale, quali sono le possibili soluzioni?

Una riforma pensioni al passo con i tempi post Covid-19 e Quota 100

Un articolo dell’inserto l’Economia del Corriere della Sera di Alberto Brambilla, Presidente di Itinerari Previdenziali, propone tre soluzioni per la riforma pensioni a superamento di Quota 100 che tengono conto di almeno tre fattori:

  • La situazione economica ed occupazionale dopo l’emergenza epidemiologica. 

L’occupazione tornerà ad aumentare, tenendo conto anche di tutti quei settori al momento fermi a causa della pandemia, i sostegni pubblici cesseranno e di conseguenza ci sarà un recupero del rapporto debito/PIL

Cosa non fare, quindi, di fronte a questo scenario? Consentire un pensionamento con Quota 100 a 62 anni d’età o con Opzione donna, che ne richiede addirittura 58 o 59 di anni, a fronte di un’aspettativa di vita prossima agli 86 anni per le donne. Questo implicherebbe una erogazione della pensione per quasi 28 anni, a discapito della sostenibilità del sistema previdenziale.

  • La tipologia dei possibili richiedenti la pensione e l’aspettativa di vita post Covid-19

Il prossimo anno il 90% dei potenziali pensionati avrà la pensione calcolata per almeno il 65% con metodo contributivo. Anche in questo caso, quindi, un pensionamento troppo anticipato, a fronte di un’aspettativa di vita come visto di quasi 86 anni per le donne e 81 anni per gli uomini, implicherebbe una forte decurtazione all’assegno pensionistico, nel caso di quota 100 di ben il 10%. Il Covid, infatti, ha ridotto statisticamente l’aspettativa di vita, ma solo momentaneamente e una volta cessata l’emergenza dovrebbe ricominciare a crescere già a partire dal 2023.

  • La necessità di una flessibilità di pensionamento a fronte di un calcolo delle pensioni quasi interamente con metodo contributivo

A fronte delle regole più rigide del metodo contributivo risulta necessario reintrodurre le flessibilità originariamente previste, che salvaguardino nello stesso tempo la sostenibilità del sistema pensionistico e in sostituzione delle molteplici misure di pensionamento anticipato attualmente in vigore.

Ecco quindi tre possibili soluzioni suggerite nell’articolo a fronte di questi fattori.

1) Fondi di solidarietà per l’industria, il commercio, l’artigianato e l’agricoltura

Al pari dei fondi di solidarietà già operativi nel settore assicurativo e bancario, l’introduzione di questi fondi negli altri settori dell’industria, il commercio, l’artigianato e l’agricoltura consentirebbero un prepensionamento ai lavoratori che ne abbiano necessità. Il lavoratore con problemi di salute, i caregivers, coloro che prestano attività usuranti, i precoci o nel caso di mobilità potrebbero quindi andare in pensione a 62 anni, con un anticipo di 5 anni (rispetto ai 67 anni previsti per le pensione di vecchiaia) e 35 anni di contributi, senza alcun esborso per lo Stato. In questo modo saranno accompagnati fino al pensionamento di vecchiaia, prestando nel frattempo almeno due giorni di lavori socialmente utili per gli enti locali di riferimento e continuando eventualmente a versare i propri contributi INPS e INAIL.

Anzichè gravare sulla collettività, quindi, questi esuberi sarebbero interamente sostenuti dai fondi di solidarietà, alimentati a loro volta da una contribuzione pari allo 0.32% della retribuzione lorda.

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2) Quota 102: pensionamento a 64 anni e con 38 anni di contributi

Fondamentale, poi, introdurre delle regole di pensionamento certe ed eque, senza distinzioni tra generazioni e metodi di calcolo della pensione. Fermi, quindi, gli attuali requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni + 20 anni di contributi, con adeguamento all’aspettativa di vita) e per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne), svincolata però dall’adeguamento all’aspettativa di vita, viene proposta una misura di pensionamento con Quota 102: 64 anni di età e 38 anni di contributi. Per il computo dell’anzianità contributiva sarebbero esclusi la maternità, il servizio militare e i riscatti volontari, valendo al massimo due soli anni di contributi figurativi.

Resterebbero, inoltre, delle ulteriori agevolazioni per determinate categorie di lavoratori, per esempio con un anticipo di 8 mesi per ciascun figlio per le lavoratrici madri, fino ad un massimo di 24 mesi, di un anno per i caregivers e per i precoci, per quest’ultimi con una maggiorazione del 25% per gli anni lavorati prima dei 19 anni. 

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3) Integrazione al minimo per i giovani lavoratori

I giovani lavoratori sono definiti anche “contributivi puri” perché interamente soggetti al metodo di calcolo contributivo della pensione e di conseguenza maggiormente bisognosi di tutela anche a fronte dell’attuale mondo del lavoro, più frammentato e meno stabile rispetto al passato. Per loro viene proposta l’integrazione al minimo INPS, ossia un incremento dell’assegno pensionistico se al di sotto di una determinata soglia, su valori calcolati in base agli anni in cui si è prestata l’attività lavorativa e pari alla maggiorazione sociale (630 euro mensili).

Un fondo pensione per un pensione adeguata

Da non dimenticare che la pensione sarà sempre e comunque inferiore rispetto all’ultimo reddito goduto in attività. Questo significa che le entrate su cui poter contare da un mese all’altro saranno più basse e spesso del tutto insufficienti ad un tenore di vita adeguato. Questa differenza, nota come gap previdenziale, va quindi colmata con uno strumento di risparmio mirato: il fondo pensione

Sottoscrivendo un fondo pensione e accumulando risparmi nel corso del tempo, meglio sin da giovani, si potrà poi contare su una pensione integrativa da affiancare alla pensione pubblica. Ecco, quindi, assicurata una pensione adeguata, oltretutto tra notevoli vantaggi, tra cui la deducibilità fiscale dei contributi versati annualmente, importanti flessibilità per le esigenze di vita e tutele per il risparmiatore e le persone care.

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